avrei voluto e potuto dire... raccontare delle mie esperienze, ma.......... la timidezza si è impadronita di me, e nulla è valso il volere... (in questo caso il non potere)! e poi penso sempre che "a chi vuoi che interessi??" trovo straordinario cmq. il percorso mentale che provoca un incontro di questo tipo. un vero brainstorming. noi, spesso sommersi da numeri, discorsi, persone e ragionamenti inerenti all'attività che svolgiamo.... poi, dopo due minuti che sei al lavoro, sono già le cinqueemezza, e scappi, per altro lavoro, famiglia, casa... e... oops! un altro minuto ed è già ora di andare a dormire! la cosa fantastica è che, nonostante tutto, ci piace stare qua, giocare, correre che fantastica storia è la vita...
Davanti a narrazioni come queste le parole si "bloccano" e rimane il gusto di leggere e rileggere quello che è stato scritto. Il tentativo, e lo spirito, dell'intervento di ieri era proprio questo ...un invito a provare ad autonarrarci per valorizzarci, e in certi casi rivalorizzarci, in quanto uomini e donne nella nostra interezza. Un concetto bellissimo della semiotica di cui non vi ho parlato ieri è quello di "valorizzazione". Nessun oggetto è di valore di per sé stesso (ad es. pensate a una banconota, a un gioiello o a cosa volete voi) ma lo è solo agli occhi di una persona. Lo stesso ragionamento si può fare sulla nostra vita, essa è un susseguirsi di eventi che vede un inizio, la nascita, e una fine, la morte. Quindi, per quanto questo sia un vero e proprio “miracolo” ai nostri occhi, non ha, da punto di vista aridamente biologico, alcun valore: è proprio quando riconosciamo che quella “vita” ha una storia, e iniziamo a narrare quella storia, che riconosciamo anche il suo valore. Esperienza personale: è difficile riconoscere valore ai “teppistelli” della scuola ma ogniqualvolta ci si mette in loro ascolto e si scoprono le storie di vita, si ascoltano le loro narrazioni allora il tuo punto di vista cambia. Si scopre che loro hanno tentato di inserirsi in tante narrazioni come “protagonisti positivi”, quelle di figlio, studente ecc. ma in nessuna di queste hanno ricevuto una “sanzione” positiva, il giudizio è sempre stato negativo. A quel punto non rimane loro altro che diventare l’eroe negativo della storia, quello che è qualificato a fare del male agli altri, così almeno verranno confermati nel loro ruolo (cioè sanzionati "positivamente) in quanto tutti diranno “lui/lei è IL/LA teppista”, al di là del valore negativo di tale ruolo: ecco finalmente questi ragazzi hanno trovato il loro ruolo in una narrazione! Allora il problema non è punirli, ma aiutarli a costruirsi una narrazione che calzi a pennello per loro, che li rivalorizzi POSITIVAMENTE nella loro globalità (scoprire i loro desideri in termini manipolativi, le loro competenze, in termini qualificativi, e quindi permettere di “performare” secondo questo percorso …in modo da arrivare a una sanzione veramente positiva!).
Spero almeno che la "sanzione" al centro sia positiva, e non negativa :) Vi lascio anche io due parole chiave della serata, sempre secondo una prospettiva semiotica: - seduzione (come figura della manipolazione): sono rimasto "sedotto" dal vostro interesse e dalla voglia di mettervi in gioco e ciò ha scatenato in me un fortissimo "volere" e "dovere" di dare il meglio: quando ho iniziato la presentazione il mio "omino" del cervello continuava a dirmi "guarda che questi stanno investendo due ore del tempo libero post lavorativo per te, vedi di non deluderli" (l'omino del cervello, non so perché, è sempre minaccioso, anche lui conosce le figure della manipolazione); - sanzione (come nel wordcloud), non tanto per la mia "prestazione", ma come conseguenza dei vostri contributi coinvolgenti e significativi (sia durante la presentazione che dopo), in molti casi migliorativi di quello che intendevo dire. Concludo con la migliore delle sanzioni che si può fare quando si costruisce (assieme) una narrazione collettiva: Grazie!
Raccontarsi: non è così facile, e scontato narrare di sé sia nella vita privata che nella vita in fabbrica. Le persone, che io vedo sempre poco propense ad ascoltare con attenzione le parole pronunciate e il valore , che in quel momento, hanno per chi si sta raccontando, non sempre vengono capite ed interpretate correttamente, scatenando delle ideologie e delle immagini distorte non veritiere e che non fanno parte di chi ha tentato di narrarsi. Quindi cosa fare ? Narrarsi in un ampio pubblico, o, ad un gruppo di colleghi in modo così aperto e diretto, come si è tentato di fare? Io mi sono risposta a questa domanda, e mi sono detta: “NO, non si può fare”. La recezione è diversa per ognuno di noi, può “Sì” ratificare, come offendere, o, come sollecitare il risveglio personale, ma, in un’azienda, ove nonostante tutto, gli equilibri si devono mantenere, si sceglie il male minore : limitarsi al “non dire”. La Sanzione: davvero ci si attende dagli altri che la sanzione, positiva o negativa, sia così importante? Io penso che non sia così fondamentale. Perché attendere la sanzione? Perché siamo cresciuti con il sistema del “voto scolastico” che fin da piccoli ci battezza con il bravo, bravissimo o non bravo? L’auto-sanzione, che fa parte di una grande capacità di autoanalisi, è quella che prediligo, ed è forse la più severa, ma è quella che non viene rivolta agli altri come “responsabilità”, ma è una responsabilità che è rivolta solo a sé stessi, che pesa, ma che premia con la propria crescita personale. Grazie
avrei voluto e potuto dire... raccontare delle mie esperienze, ma.......... la timidezza si è impadronita di me, e nulla è valso il volere... (in questo caso il non potere)! e poi penso sempre che "a chi vuoi che interessi??"
RispondiEliminatrovo straordinario cmq. il percorso mentale che provoca un incontro di questo tipo. un vero brainstorming.
noi, spesso sommersi da numeri, discorsi, persone e ragionamenti inerenti all'attività che svolgiamo....
poi, dopo due minuti che sei al lavoro, sono già le cinqueemezza, e scappi, per altro lavoro, famiglia, casa... e... oops! un altro minuto ed è già ora di andare a dormire!
la cosa fantastica è che, nonostante tutto, ci piace stare qua, giocare, correre
che fantastica storia è la vita...
Davanti a narrazioni come queste le parole si "bloccano" e rimane il gusto di leggere e rileggere quello che è stato scritto.
EliminaIl tentativo, e lo spirito, dell'intervento di ieri era proprio questo ...un invito a provare ad autonarrarci per valorizzarci, e in certi casi rivalorizzarci, in quanto uomini e donne nella nostra interezza.
Un concetto bellissimo della semiotica di cui non vi ho parlato ieri è quello di "valorizzazione". Nessun oggetto è di valore di per sé stesso (ad es. pensate a una banconota, a un gioiello o a cosa volete voi) ma lo è solo agli occhi di una persona. Lo stesso ragionamento si può fare sulla nostra vita, essa è un susseguirsi di eventi che vede un inizio, la nascita, e una fine, la morte. Quindi, per quanto questo sia un vero e proprio “miracolo” ai nostri occhi, non ha, da punto di vista aridamente biologico, alcun valore: è proprio quando riconosciamo che quella “vita” ha una storia, e iniziamo a narrare quella storia, che riconosciamo anche il suo valore. Esperienza personale: è difficile riconoscere valore ai “teppistelli” della scuola ma ogniqualvolta ci si mette in loro ascolto e si scoprono le storie di vita, si ascoltano le loro narrazioni allora il tuo punto di vista cambia. Si scopre che loro hanno tentato di inserirsi in tante narrazioni come “protagonisti positivi”, quelle di figlio, studente ecc. ma in nessuna di queste hanno ricevuto una “sanzione” positiva, il giudizio è sempre stato negativo. A quel punto non rimane loro altro che diventare l’eroe negativo della storia, quello che è qualificato a fare del male agli altri, così almeno verranno confermati nel loro ruolo (cioè sanzionati "positivamente) in quanto tutti diranno “lui/lei è IL/LA teppista”, al di là del valore negativo di tale ruolo: ecco finalmente questi ragazzi hanno trovato il loro ruolo in una narrazione! Allora il problema non è punirli, ma aiutarli a costruirsi una narrazione che calzi a pennello per loro, che li rivalorizzi POSITIVAMENTE nella loro globalità (scoprire i loro desideri in termini manipolativi, le loro competenze, in termini qualificativi, e quindi permettere di “performare” secondo questo percorso …in modo da arrivare a una sanzione veramente positiva!).
Spero almeno che la "sanzione" al centro sia positiva, e non negativa :)
RispondiEliminaVi lascio anche io due parole chiave della serata, sempre secondo una prospettiva semiotica:
- seduzione (come figura della manipolazione): sono rimasto "sedotto" dal vostro interesse e dalla voglia di mettervi in gioco e ciò ha scatenato in me un fortissimo "volere" e "dovere" di dare il meglio: quando ho iniziato la presentazione il mio "omino" del cervello continuava a dirmi "guarda che questi stanno investendo due ore del tempo libero post lavorativo per te, vedi di non deluderli" (l'omino del cervello, non so perché, è sempre minaccioso, anche lui conosce le figure della manipolazione);
- sanzione (come nel wordcloud), non tanto per la mia "prestazione", ma come conseguenza dei vostri contributi coinvolgenti e significativi (sia durante la presentazione che dopo), in molti casi migliorativi di quello che intendevo dire.
Concludo con la migliore delle sanzioni che si può fare quando si costruisce (assieme) una narrazione collettiva: Grazie!
Raccontarsi: non è così facile, e scontato narrare di sé sia nella vita privata che nella vita in fabbrica. Le persone, che io vedo sempre poco propense ad ascoltare con attenzione le parole pronunciate e il valore , che in quel momento, hanno per chi si sta raccontando, non sempre vengono capite ed interpretate correttamente, scatenando delle ideologie e delle immagini distorte non veritiere e che non fanno parte di chi ha tentato di narrarsi. Quindi cosa fare ? Narrarsi in un ampio pubblico, o, ad un gruppo di colleghi in modo così aperto e diretto, come si è tentato di fare? Io mi sono risposta a questa domanda, e mi sono detta: “NO, non si può fare”. La recezione è diversa per ognuno di noi, può “Sì” ratificare, come offendere, o, come sollecitare il risveglio personale, ma, in un’azienda, ove nonostante tutto, gli equilibri si devono mantenere, si sceglie il male minore : limitarsi al “non dire”.
RispondiEliminaLa Sanzione: davvero ci si attende dagli altri che la sanzione, positiva o negativa, sia così importante? Io penso che non sia così fondamentale. Perché attendere la sanzione? Perché siamo cresciuti con il sistema del “voto scolastico” che fin da piccoli ci battezza con il bravo, bravissimo o non bravo? L’auto-sanzione, che fa parte di una grande capacità di autoanalisi, è quella che prediligo, ed è forse la più severa, ma è quella che non viene rivolta agli altri come “responsabilità”, ma è una responsabilità che è rivolta solo a sé stessi, che pesa, ma che premia con la propria crescita personale. Grazie